Con la dicitura “Offerta Pubblica di Acquisto” (OPA), in inglese nota come “tender offer”, si indica ogni offerta, invito a offrire o messaggio promozionale che ha come obiettivo ultimo l’acquisto di prodotti finanziari. Scopriamo in dettaglio cos’è.
Un’Offerta Pubblica d’Acquisto è una sorta di esortazione da parte di chi presenta l’offerta destinata agli azionisti di un’azienda perché disinvestano. Un’OPA viene considerata pubblica se viene rivolta a più di 150 soggetti e se riguarda un valore complessivo dei titoli oggetto di offerta pari o superiore a 5 milioni di euro.
In caso di OPA, il pagamento delle azioni consegnate avviene interamente in contanti. Se si parla di OPS, ossia di Offerta Pubblica di Scambio, il pagamento si verifica esclusivamente con la consegna delle azioni dell’offerente. Infine, in caso di OPAS, che sta per Offerta Pubblica di Acquisto e Scambio, il pagamento è misto; pertanto, può avvenire sia in contanti che in azioni, nella misura scelta dall’offerente.
Quali sono le tipologie di Offerte?
Le OPA si possono dividere in due tipi:
– volontaria, dove l’iniziativa proviene dall’offerente e può avere come oggetto qualsiasi tipo di strumento finanziario;
– obbligatoria, quando l’ordinamento costringe l’offerente se sussistono determinate condizioni. Inoltre, può avere come oggetto esclusivamente azioni ordinarie di società italiane quotate in mercati regolamentati italiani.
A loro volta, queste possono configurarsi come OPA amichevole e ostile. La prima avviene quando il consiglio d’amministrazione della società oggetto si pronuncia a favore dell’offerta. Il secondo caso si verifica quando il consiglio d’amministrazione si pronuncia contrario.
Pertanto, l’OPA non è un’operazione d’acquisto sul mercato ma un’offerta, in quanto vi si potrà aderire o meno. L’Offerta Pubblica d’Acquisto si può definire come procedimento attraverso il quale un soggetto si rivolge al mercato.
Come funziona un’OPA?
Il soggetto che lancia un’Offerta Pubblica di Acquisto o di Scambio deve effettuare preventivamente un’apposita comunicazione alla Consob, l’autorità indipendente che vigila sui mercati italiani, allegando un documento, che verrà poi reso pubblico, con le informazioni necessarie per consentire al pubblico di formarsi un giudizio sull’OPA stessa.
La società oggetto dell’Offerta è a sua volta tenuta a diffondere al pubblico un comunicato contenente ogni dato utile per la valutazione dell’offerta, il proprio giudizio in merito all’operazione ed eventuali fatti di rilievo non indicati nell’ultimo bilancio o nell’ultima situazione infrannuale pubblicata. Inoltre, il comunicato deve riportare l’eventuale decisione di convocare l’assemblea per l’autorizzazione di misure difensive per contrastare l’Offerta.
Storia dell’OPA in Italia
L’Offerta Pubblica di Acquisto è stata introdotta in Italia nel 1992, tramite la legge firmata da Enzo Berlanda, che da quell’anno fino al 1997 è stato il presidente della Consob.
Negli anni, la legislazione si è aggiornata. Nel 1998, il Tuf ha introdotto l’Opa obbligatoria in caso si superi la soglia del 30%, mentre tra il 2007 e il 2009 è stato modificato il meccanismo di modifica del prezzo.
Inoltre, il 23 marzo 2011, il Consiglio dei ministri del governo Berlusconi ha varato il decreto anti-scalate. Questa legge è volta a salvaguardare l’italianità di alcune imprese che all’epoca avevano catturato l’attenzione di alcune società straniere. Il decreto autorizza il ministro dell’Economia a creare un fondo strategico apposito, con l’aiuto della Cassa Depositi e prestiti, con l’obiettivo di assumere partecipazioni in società di interesse nazionale rilevante in termini di strategicità di settore e di livelli occupazionali.
In Italia, ci sono stati alcuni casi celebri di Opa. Primo fra tutti quello del 1999 da parte di Olivetti, che ha tentato di acquisire Telecom. Nel 2011, invece, la società francese Lactalis ha cercato di acquistare l’83% della Parmalat. L’anno seguente, la Edizione Srl, holding della Benetton, ha acquisito la totalità delle azioni di quest’ultima per renderla privata. Infine, nel 2015, l’azienda cinese ChemChina ha rilevato la Pirelli.
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